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LA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE COME PRINCIPALE CAUSA DI BULLISMO, CYBERBULLISMO E VIOLENZA DI GENERE

Il Digital News Report 2024 del Reuters Institute mostra che circa il 27% dei giovani tra i 16 e i 24 anni ha subito discriminazione razziale sui social media, un dato che mette in evidenza come l'odio razziale stia trovando terreno fertile nelle piattaforme digitali. Le forme di aggressione includono insulti, minacce e diffamazione legate all'etnia o alla cultura di appartenenza. La discriminazione razziale diventa così una delle cause scatenanti del cyberbullismo, creando un ambiente dannoso per i giovani, spesso incapaci di riconoscere e affrontare queste forme di violenza.

L’Osservatorio Indifesa 2024 di Terre des Hommes ha evidenziato che il 65% dei giovani ha subito atti di violenza, con una prevalenza di attacchi fisici e psicologici legati alle differenze etniche. La ricerca sottolinea come le ragazze e le persone non binarie siano particolarmente vulnerabili a episodi di violenza basata sulla razza e sul genere.

Secondo il rapporto di Amnesty International, i discorsi d'odio online, tra cui quelli razziali, sono in forte aumento. Le piattaforme social, purtroppo, sono luoghi dove le parole d’odio contro le minoranze etniche si diffondono facilmente, alimentando l’intolleranza e il risentimento.

La discriminazione razziale è un fattore scatenante di bullismo, cyberbullismo e violenza di genere. I dati raccolti dalle varie fonti mostrano come, attraverso il web, queste forme di violenza raggiungano una diffusione allarmante, minacciando l’incolumità e il benessere dei giovani. Per contrastare questo fenomeno è necessario un approccio integrato che comprenda azioni educative, il rafforzamento della legislazione e la sensibilizzazione della comunità online.

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